2) L’AZIONARIATO POPOLARE
Se il Circolo dei Soci rappresenta una forma di partecipazione (embrionale) già nota all’ambiente granata e comunque da ricostruire, i tempi chiamerebbero però ad un passo ulteriore: un progetto di azionariato popolare per il Torino FC.
Come già detto il modello di azionariato popolare è già presente in diversi paesi dell’Unione Europea: in Germania in modo diffuso, in quanto vi è stato imposto dalla legge ma anche in Spagna (Barcellona, Real Madrid, Athletic Bilbao ed Osasuna) e Portogallo (Sporting Lisbona e Benfica) e come si vede anche le squadre che per storia e senza imposizione l’hanno liberamente adottato sono tra le più prestigiose ed importanti delle rispettive nazioni.
In generale bisogna anche sottolineare che in questo momento pare esservi un generale clima politico favorevole all’azionariato popolare delle squadre di calcio. Si pensi che il Labour Party in Inghilterra aveva recentemente inserito nel proprio programma elettorale la proposta di introdurre l’obbligo per i club di aprire una finestra temporale per permettere ai tifosi di entrare nel capitale sociale degli stessi (tramite dei trusts) o di rilevare il club in caso di vendita o fallimento. Lo stesso Platini, Presidente UEFA, ha in più di un’occasione evidenziato il proprio favore per aprire ai tifosi la possibilità di “investire” nel proprio Club.
Per mettere a frutto le grandi potenzialità di sviluppo del settore occorre “abbandonare” il modello gestionale fondato sul solo ed esclusivo cardine “presidente-mecenate” ossia tipicamente un imprenditore di successo, il quale investe nel club spinto dalla passione oppure al fine di ottenere un ritorno in termini di immagine.
Occorre introdurre un nuovo sistema gestionale che, oltre a prevedere le aree legate alla gestione tecnico sportiva, definisca anche assetti adeguati quanto alle relazioni con l’esterno, all’amministrazione, finanza e controllo, al marketing, che dovranno far capo a persone dotate delle necessarie competenze.
Un esempio per il Torino FC potrebbe essere in concreto rappresentato dal Bayern di Monaco ove la struttura societaria è contraddistinta da una società di capitali, cui fa capo il club, la quale è a sua volta controllata da un’associazione sportiva a partecipazione diffusa. Tale struttura appare replicabile anche nel caso del Torino FC, società di capitali, che, nel disegno immaginato, verrebbe ad essere controllato da un’Associazione.
L’associazione sportiva Bayern Munchen conta 152.000 membri, opera anche in altri settori sportivi oltre al calcio, detiene circa l’85% delle azioni della Spa e da sola (cioè senza l’apporto dei proventi derivanti dalla gestione del settore calcio) è stata capace negli ultimi anni di produrre utili variabili dai 2 ai 4 milioni di Euro.
Un simile numero di membri dell’associazione è riuscito poi ad attirare quali soci di minoranza della società di capitali grandi realtà imprenditoriali quali Adidas ed Audi che hanno acquisito quote di minoranza nella Spa.
Si tratterebbe quindi di costruire un Ente senza scopo di lucro (associazione no profit) che non potrà distribuire utili ma opererebbe a supporto della realtà profit Torino FC Spa.
Questa, a differenza della dimensione Mondo Granata Spa di cui si parlerà sotto, non porge al pubblico una proposta di investimento di tipo finanziario ma la possibilità di partecipare ad un più ampio progetto culturale e sportivo.
L’utilizzo della forma associativa poi, come sperimentato in Germania, ha il vantaggio di modellare la governance in maniera flessibile, raccogliere capitale senza essere soggetti alle disposizioni in tema di sollecitazione del risparmio, poter usufruire di importanti agevolazioni fiscali.
Anche senza arrivare alle partecipazioni di maggioranza affermatisi all’estero, (una partecipazione dell’azionariato popolare potrebbe infatti ben essere minoritaria) ovvio che nel caso del Torino Fc appaia evidente l’importanza dello sviluppo di una simile associazione che necessariamente però dovrà porsi:
1) l’obiettivo di entrare a far parte della compagine azionaria del Club al fine di poter incidere in qualche modo su alcune scelte strategiche: in questa scenario il tifoso non è solo un cliente (come si sente dire sull’altra sponda di Torino) ma anche uno stakeholder.
2) L’obiettivo di accrescere la partecipazione dei tifosi alle decisioni rilevanti del Club
3) L’obiettivo di radicare il Club nel tessuto sociale e rafforzare il senso di appartenenza e di identità con il Club.
4) L’obiettivo di sviluppare le connotazioni sociali del Club, tramite la promozione di attività che abbiano un impatto sul territorio dal punto di vista sportivo, culturale e ricreativo (in questo senso le produzioni spontanee già poste in essere normalmente dai tifosi granata sono ineguagliabili per varietà e fantasia).
5) L’obiettivo di sviluppare accordi con le istituzioni e altri soggetti operanti nel terzo settore per il raggiungimento degli scopi dell’associazione.
6) L’obiettivo di ampliare le discipline sportive gestite dal Club che mano a mano, partendo dal calcio, potrebbe cominciare ad estendere il proprio marchio verso altre discipline sportive, sia a livello dilettantistico che professionistico (è probabile che sarebbe facile realizzare accordi di questo tipo su realtà sportive del territorio con grande impatto, data la grande innovazione nella concezione di un Club, almeno per l’Italia, che porterebbe avanti un simile approccio).
7) L’obiettivo di far crescere il settore giovanile, anche attraverso la collaborazione con le istituzioni dedicate all’istruzione.
8) L’obiettivo di creare una propria “Città dello Sport” che diventi punto di aggregazione per la città e possa essere sfruttata al fine di incrementare i ricavi del Club (in questo l’area oggi “naturalmente” destinata al Torino FC e compresa tra il Filadelfia, il Parco Olimpico, la nuova Piscina è davvero ineguagliabile per potenzialità da sviluppare e da essa si potrebbe creare praticamente un unicum in Europa)
Dal punto di vista della governance l’assemblea degli associati eleggerebbe il Presidente dell’Associazione ed il Consiglio di Sorveglianza, il quale nominerebbe a sua volta un Consiglio di Gestione composto da elementi che abbiano competenze specifiche adatte al governo dell’associazione ed alla partecipazione attiva alle sorti della Società.
Uno o più membri del Consiglio di Gestione sarebbero i rappresentanti dell’associazione all’assemblea del Torino FC Spa ed auspicabilmente almeno un membro del Consiglio di Gestione entrerebbe a far parte del Consiglio di Amministrazione del Torino FC Spa.
All’interno dell’associazione il principio è capitario (una testa, un voto) e l’assemblea degli associati, oltre a quanto sopra approverebbe le modifiche statutarie, le quote annuali e delibererebbe lo scioglimento dell’associazione.
Il Consiglio di sorveglianza, eletto dall’Assemblea, come detto, nomina e revoca il Consiglio di Gestione, approva il bilancio, vigila sulla gestione, riferisce all’assemblea dell’attività svolta ed al suo Presidente è affidata la direzione dell’Assemblea e la promozione dell’immagine dell’Associazione verso l’esterno.
Il vantaggio di interporre il Consiglio di sorveglianza tra l’assemblea e il Consiglio di Gestione consiste nel fatto che così facendo i membri del Consiglio di Gestione non vengono scelti per le loro capacità oratorie e di muovere consensi con campagne populistiche ma piuttosto in base alle effettive capacità imprenditoriali e manageriali (i criteri di nomina del consiglio di gestione sono fissati nello statuto dell’associazione ed il Consiglio di sorveglianza deve rispettarli).
Al Consiglio di gestione dell’Associazione sono affidati i compiti manageriali ed esecutivi; tra i suoi membri, che dovranno essere soggetti a determinati requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza, sono eletti i componenti destinati al Consiglio di Amministrazione del Club.
L’associazione potrebbe poi proporre categorie di associati a seconda di età, meriti, elargizioni ma sempre facendo salvo il principio dell’una testa un voto.
Le forme di votazione dovrebbero essere massimamente agili (anche via web) per consentire partecipazione attiva e con costi ridotti.
Occorrerebbe poi preoccuparsi della trasparenza dell’associazione tramite contenuti da inserire sul web e la previsione di incontri periodici con gli associati di informazione, condivisione e raccolta proposte.
Quali benefici per gli associati si potrebbe pensare oltre che al naturale diritto di voto, alla possibilità di essere eletti nel Consiglio di sorveglianza (solo dopo avere maturato una certa anzianità d’iscrizione), all’abbonamento gratuito a riviste ufficiali (dopo la scomparsa di Alé Toro purtroppo è rimasto un grande vuoto), alla possibilità di seguire trasferte con sconti e preferenze su acquisto biglietti per settore ospiti, ingresso gratuito al Centro sportivo per vedere gli allenamenti di prima squadra e centro sportivo, scambio biglietti per partite, sconti con aziende convenzionate e Granata Store, organizzazione eventi allo stadio con sconti particolari, ecc.
Nell’alveo dell’azionariato popolare trovano spazio anche forme di volontariato all’interno dell’associazione; tanto per fare un caso concreto l’Amburgo ha un gruppo di volontari che assolvendo le funzioni di stewards sgravano la società di tale costo.
Per sviluppare l’ingresso nel Club di una associazione di azionariato popolare ovvio che il passo iniziale debba essere mosso da un Comitato composto di persone che offrano garanzie di credibilità e sostengano finanziariamente questa fase di avvio (anche in questo caso il gruppo di persone che attualmente ruotano intorno a ToroMio risponde pienamente a queste caratteristiche). Questo dovrà sondare la proprietà circa la disponibilità a valutare la cessione iniziale di una quota parte del club e quindi, raccolta tale disponibilità, rivolgere la proposta ai tifosi e sondare il loro interesse all’iniziativa. A quel punto si dovrebbe costituire l’associazione di azionariato popolare, raccogliere i fondi per raggiungere la somma minima stabilita dalla società per l’acquisto di una prima quota di partecipazione di minoranza. Il tutto accompagnato da una valutazione del Club effettuata sulla base di specifica due diligence finanziaria e legale.
Il particolare tipo di apporto portato da una associazione di tifosi, soggetto diverso da un imprenditore-socio, dovrà essere adeguatamente tutelato ma l’innegabile vantaggio resta comunque quello di far sì che il Club possa avvalersi di risorse delle quali altrimenti non potrebbe disporre per le proprie finalità (dalla prima squadra al settore giovanile, ecc.).
Lo sviluppo dell’azionariato popolare deve necessariamente prevedere un preciso piano di marketing e comunicazione.
L’associazione di azionariato popolare verrebbe in prospettiva ad essere il bacino d’utenza di riferimento della società per il merchandising e per altre iniziative commerciali con la diretta conseguenza inoltre, che la stessa associazione, se sviluppata adeguatamente fino a dimensioni considerevoli, fungerebbe inevitabilmente da elemento di attrazione per realtà imprenditoriali che, stimolate dalla forza di numeri reali e non semplicemente stimati, ben più volentieri si avvicinerebbero alla società per entrare a farvi parte ovvero per legarsi ad essa a livello di sponsorizzazioni. E così il potere economico della società crescerebbe, come, di pari passo, anche verosimilmente crescerebbero le potenzialità sportive del Club.
Di fatto Allianz, Adidas e Audi si sono avvicinati al Bayern di Monaco, conferendogli il proprio apporto economico, anche perché un’associazione di azionariato popolare di 150.000 persone rappresenta un sicuro mercato sul quale investire.
Questa l’esperienza altrove, ma qui a Torino con il Torino e per il Torino, da dove si può concretamente partire per sviluppare un simile progetto?
Qui di seguito ToroMio prova a dare un altro suggerimento al Torino FC.
UN’IMMEDIATA POSSIBILITA’ DI LANCIO DELL’AZIONARIATO POPOLARE PER IL TORINO FC: LA GESTIONE DELLA TESSERA CUORE GRANATA
L’associazione ToroMio, già membro promotore della Federazione Italiana Azionariati Popolari Sportivi è il naturale nucleo propulsivo di un movimento di questo tipo per l’ambiente granata.
Riteniamo, una volta raccolta la disponibilità del Club al progetto, che il primo passo del suo sviluppo potrebbe passare attraverso la gestione della Tessera Cuore Granata, già naturalmente adatta a promuovere e sostenere la crescita di un’associazione di Azionariato Popolare.
A ToroMio potrebbe essere affidato proprio lo sviluppo di questa tessera sotto questo profilo e molti altri connessi anche alle sue potenzialità commerciali e di accesso alle attività interessanti del Club (abbonamenti, partite delle giovanili, allenamenti).
Dietro una modesta quota (magari 20 Euro; all’inizio oltretutto i servizi collegati alla tessera sono inevitabilmente pochi quindi anche la quota deve essere ridotta) si potrebbe veicolare un grande contenuto (la partecipazione vera, anche se tramite un’associazione, al proprio club).
Se al possesso della tessera Cuore Granata venisse collegata l’appartenenza ad un’omonima associazione di azionariato popolare ed a quest’ultima una quota di partecipazione anche minima del Club, con una propria rappresentanza riconosciuta al suo interno, con estrema facilità il primo mattone di una grande costruzione potrebbe essere posato e la via della partecipazione popolare al Club essere aperta.
I vantaggi dell’estensione della base di sostegno della società, anno dopo anno, non tarderebbero a vedersi ed ogni attività legata al Torino FC ne trarrebbe inevitabile giovamento.
Sul modello di altre esperienze diffuse soprattutto in Germania si potrebbe ipotizzare anche oltre alla gestione della tessera “Cuore granata” anche quella più’ generale del servizio di biglietteria di modo da sviluppare in parallelo la fidelizzazione della tifoseria presente allo stadio e la creazione del primo nucleo compatto di azionariato popolare dal quale scaturirebbero da subito le risorse per finanziare servizi (tessera e biglietteria appunto) che oggi sono a carico della società a livello di costi.