di Massimiliano Romiti 

La fine del quindicesimo anno del terzo millennio coincide, curiosamente, con l’uscita del quindicesimo scritto della serie RisorgimenToro che dal 2011, ormai, accompagna le sorti della nostra amata squadra.

L’invocazione che ha cominciato ad alzarsi quando mi sono inventato questa nuova parola, ricollegandola al centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, ha portato bene.

Vari protagonisti avevano partecipato, se ricordate, ad un appello collettivo a Cairo, appello che era stato lanciato da una mia prima lettera a lui indirizzata. 
Avevano scritto all’epoca Luciano Cavagnero, Guido Regis, Giorgio Palestro, Paolo Dora, Dino Carella e poi Mario Patrignani da Pesaro, Pierpaolo Pesce da Roma e ancora molti altri amici di ToroMio e non solo appartenenti a ToroMio.

Da allora sono state seminate e poi insistentemente riproposte alla società tante buone idee.

Queste hanno cominciato nel tempo, in qualche modo, a germogliare ed a portare frutto.

Il merito va soprattutto al fatto che il Presidente, certo con tempi e modi da imprenditore qual è in primo luogo e non da tifoso, le ha seguite via via quasi tutte.

È cosi ci siamo ritrovati i nuovi gemelli del gol con un capocannoniere in serie A, una qualificazione europea donataci, è vero, da un Parma disastrato ma assolutamente meritata sul piano societario e poi ben onorata con l’impresa storica del San Mames.
Non perdiamo più sistematicamente con le grandi, pur pareggiando ancora un po’ troppo, siamo tornati a vincere a San Siro e in un derby, abbiamo ricominciato a battere Napoli e Fiorentina e tirato memorabili "scoppole" alla Sampdoria.
Cose che un tempo succedevano quasi abitualmente ma alle quali ci eravamo, ahimè, disabituati.

Ma soprattutto le nostre giovanili, con la Primavera e non solo, sono tornate ai fasti che hanno da sempre caratterizzato il vivaio granata.

Nel contempo la società è stata certificata la migliore a livello di gestione di bilancio degli ultimi anni ed il Presidente Cairo ha anche visto attribuirsi il premio come miglior Presidente di serie A. Il tutto condito da richieste per nostri giocatori rivolteci da parte di società di massimo livello. Con conseguenti lucrose plusvalenze e anche da qui il buon bilancio e soprattutto la conseguita riguadagnata preziosa fama di essere un’ottima rampa di lancio per giovani talenti.
Molto positivo, anche se ovviamente tra i sogni del tifoso c’è quello che il Toro sia un punto di arrivo e non di passaggio nella carriera di un calciatore, ma nel calcio-business moderno occorre rendersi conto per questo occorrerà lavorare ancora moltissimo senza neanche avere certezza di riuscire nell’impresa.

Ma non basta, anche il Filadelfia pare anch’esso sul punto di risorgere, questa volta veramente…

Ottimi segnali davvero in generale, non c’è che dire .
E nel frattempo tanta energia è stata profusa da ToroMio per creare quelle sinergie tra le varie componenti del popolo granata che sono davvero indispensabili affinchè l’ambiente in generale compia quel balzo che potrebbe ulteriormente sospingere anche il Club verso gli obiettivi che merita.

Cosa manca ancora a questo Toro allora?

Secondo me anzitutto riconquistare appieno il nostro ruolo e non parlo appena dei risultati.
E’ una cosa tra l’altro che non costa denaro.

Sul piano del gioco espresso dalla prima squadra, applicazione e impegno si vedono ma serve senz’altro imparare ad avere più coraggio e determinazione nei momenti decisivi e mi riferisco anche a partite come quelle con il Carpi e l’Udinese davvero decisive per dare un tono diverso al proprio campionato.
Bisogna poi saper cambiare modo di giocare nei momenti di difficoltà, quando gli schemi collaudati e normalmente efficaci vengono magari neutralizzati dall’abilità’ tattica o tecnica altrui.

Occorre a volte anche operare sul mercato con interventi specifici per cercare di migliorare i ruoli oggettivamente migliorabili, al di là dell’impegno dei singoli che in generale come detto davvero non si discute e del giudizio umano sui giocatori.
Quello granata è davvero un bel gruppo, forse persino fin troppo di bravi ragazzi, il che comunque è molto apprezzato, almeno da parte mia, che sono convinto che nella vita per essere più forti non serve appena essere più cattivi.
Ma essere più stabili e determinati sì, altrimenti il salto di qualità ce lo si scorda.
Sul piano dell’atteggiamento bisogna tornare alla piena applicazione dello slogan "Se vogliamo possiamo" inventato da Luciano Cavagnero per lanciare il movimento di ToroMio ma poi ben ripreso dal nostro allenatore al momento del suo arrivo a Torino.

 In campo il Toro ha il compito preciso e immagino di non essere il solo a pensarlo, di dover interpretare nel campionato la parte che storicamente gli è riconosciuta: quella della squadra mai doma. Del Club atterrato dalla sorte e più volte risorto dalle proprie ceneri.

 Può ben perdere ma deve sempre mostrarsi "ribelle" alla sconfitta tanto che a volte, "miracolosamente", arriva persino ad evitarla quando sembra assolutamente inevitabile, grazie alla propria tempra, al Cuore Toro così famoso nel mondo e che recentemente mi sembra sia diventato quasi qualcosa di cui vergognarsi, perchè sarebbe irrazionale e sorpassato nel calcio moderno.
Sia chiaro che per me non è così.

Una partita può finire male per l’ingenuità mostrata in campo, per la sfortuna, per l’ingiustizia arbitrale subita o per l’inferiorità tecnica dimostrata di fronte ad avversari superiori ma, agli occhi di noi tifosi, il vero delitto di chi veste la maglia del Toro resterà sempre quello di mostrarsi imbelle e remissivo. 
Un simile atteggiamento non rientra proprio nel copione che i giocatori sono chiamati ad interpretare sul prato verde vestendo la gloriosa maglia granata…

Per questo non può contrariare nessuno che il loggione fischi quando gli attori, per troppe recite consecutive o in quelle più importanti, vengono meno al ruolo…
Il capitolo derby a questo proposito, ahimè, non è certo soddisfacente.

Su 8 sfide sin qui giocate negli ultimi 4 anni solo 3 sono state affrontate secondo me all’altezza, meno del 50%; e 7 su 8 sono state perse, molte volte con la Juve a darci lezioni di grinta più che di tecnica, aspetto quest’ultimo davvero insopportabile.

Nell’ultimo match di Coppa Italia la figura e’ stata oggettivamente miserabile, al di là che a parti invertite il Toro con in squadra Zaza, dopo un quarto d’ora, avrebbe giocato in 10 ben prima dell’espulsione di Molinaro.
Ma questo fa parte del gioco da oltre 100 anni… 

Nell’approccio a partite come il derby bisogna migliorare, con buona pace di chi dice che sono 3 punti come gli altri.

Il Toro infatti si contrappone per natura con tutto il suo essere a quelli del "vincere non e’ importante, è l’unica cosa che conta".

Non farlo in campo vuol dire venire meno al proprio DNA e nello snaturarsi si ha sempre da perderci.

Occorre al contrario imparare a valorizzare al massimo le proprie peculiarità.

Il mister Ventura, al quale dobbiamo tributare grandi e meritati ringraziamenti, è chiamato adesso a dimostrare che può portarci davvero lui oltre quel livello di sufficienza abbondante (salvezza tranquilla) che in questi anni di ricostruzione ha fatto raggiungere alla squadra ma che è ancora al di sotto degli standard storici del Club che guida.

L’anno che verrà quindi sarà importante proprio per verificare questo.

Qualora non riesca a mostrarci che è lui la persona giusta per proseguire la risalita verso i livelli che competono al Toro (e non glielo auguro ovviamente), dovrebbe essere lui stesso, secondo me e per amor del Toro che ha fatto anche la sua fortuna professionale, a porsi la domanda se non sia arrivato al capolinea del percorso di crescita al quale ha avviato la prima squadra. E se non possa magari essere lui stesso, ora, a frenare il Toro nella sua risalita…

Per noi Ventura è stato di certo il nostro "Mosè" e ci ha portato fuori dalla brutta situazione nella quale eravamo caduti, ora non è detto che però debba essere necessariamente il "Messia" del mondo granata che riporti il Toro a nuovi auspicabili successi.

Con tutto questo auguro al nostro mister il più sincero buon lavoro così come ogni successo al nostro Toro sul piano sportivo già per la parte di campionato che resta ancora da giocare.

L’anno che verrà risponderà a questa domanda.

Al nostro Mister do’ solo un consiglio.

Non solo ragione ci vuole, anche cuore! Checche’ se ne dica.

Anche ragione certo, ma anche cuore!

Al di là dell’aspetto sportivo di cui ho parlato abbondantemente sopra comunque tre sono i principali auguri che rivolgo al mondo granata per l’anno nuovo.

Il primo augurio e’ che tra il 17 Ottobre ed il 3 Dicembre 2016 si possa finalmente tornare a frequentare il Filadelfia come luogo vivo di passione, aggregazione e di sport.

La leggenda granata e’ nata e si è sviluppata al Fila: quando quel cancello si riaprirà di nuovo il Toro sarà immediatamente più forte, ne sono sicuro.

Per cui sosteniamo tutti, anche economicamente, la ricostruzione che è partita, perchè sia la più bella e completa possibile. E facciamolo senza se e senza ma.

Il secondo augurio è che il Presidente Cairo arrivi a considerare, dopo le altre, anche l’idea di sviluppare una grande sinergia tra il Torino Fc e la sua gente, promuovendo, per primo in Italia in un grande Club, la partecipazione popolare alla società.

Ciò creerebbe una nuova grande risorsa per la società.

Per ragionare insieme su questo noi di ToroMio saremo sempre a disposizione; insieme peraltro certo a tutti i tifosi di buona volontà che con noi hanno a cuore questo tema.

 Le forme possono essere diverse e trovare quella adatta e che soddisfi tutti non è impossibile.

Il terzo augurio è la sempre maggiore unità della gente granata.

Che non vuol dire essere tutti insieme "alla pecorona" ma tutti fratelli nella propria individualità di persone che amano il Toro.

L’anno nuovo ci trovi tutti più disposti  a provare simpatia per gli altri granata invece che essere piuttosto, spesso, sin troppo pronti a criticarci tra noi.
E quando critichiamo, perchè comunque è lecito, ci mancherebbe, facciamolo sempre appunto in modo costruttivo e lasciando anche il tempo per verificare la veridicità del nostro appunto e dando anche la possibilità agli altri di correggersi.

 Il nuovo raduno dei Toro Club di maggio, gli incontri che si ripeteranno nel 2016 tra i vari Toro Club intorno al tema della ricostruzione del Filadelfia, incontri lanciati dalla Fondazione a partire da quello del 5 dicembre scorso organizzato grazie anche al decisivo aiuto di ToroMio ed infine, non ultima, la prossima possibilità di formare un’assemblea di soci sostenitori a sostegno della Fondazione stessa sono i pensieri che ci devono dare fiducia che il mondo granata e non solo la squadra potrà compattarsi e crescere in questo 2016.
Sarebbe davvero il più bel regalo che potremmo fare a Don Aldo che da lassù ora ci guarda insieme agli "altri" nostri amici granata.

E ci darebbe una forza impressionante.

Se vogliamo possiamo!

Auguri a tutti noi di uno splendido 2016 e FVCG!

 

Il presidente dell’Associazione ToroMio

Massimiliano Romiti

 

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