D’amore mai si muore… la vera

storia dello spirito del Toro.

  

Racconto di Pasqua dedicato a tutti gli appassionati della più forte squadra del mondo.    

 

di Massimiliano Romiti 

 

La Pasqua di Risurrezione, che anche quest’anno si avvicina, mi induce a soffermarmi su quella che, nella mia testa, ho sempre fantasticato essere la vera e completa storia dello spirito del "Toro".

Ve la voglio raccontare, nella speranza che vi piaccia.

Quel che noi tifosi granata chiamiamo "Toro", infatti, ritengo lo pensiate anche voi, non coincide esattamente con il Torino Football Club.

Quest’ultimo, però, ha ricevuto la missione di rappresentare lo spirito del "Toro" nel mondo e di incarnarlo sui campi di calcio…

Non sempre ci riesce purtroppo ma, quando lo fa, sarete d’accordo con me, sono momenti indimenticabili.

Il "Toro" però è anche qualcosa di più, un qualcosa fatto di storia, di luoghi, di persone e dei loro ideali.

Non sarò breve, perché questo non è un articolo ma appunto un racconto, forse un saggio, non so… comunque ritagliatevi un attimo di tempo e prendetevela comoda. Magari accendete la stampante e poi leggete queste righe sulla carta, anche un po’ per volta…

 

Le origini storiche dello spirito del "Toro"

 

2 settembre 1706

 

Un Duca, senza più il suo ducato, vaga a cavallo per la collina di Torino…

È Vittorio Amedeo II di Savoia.

Ripensa a tre anni prima quando, scoppiata la guerra di successione spagnola che aveva spaccato in due l’Europa, si era dovuto schierare, compiendo la più difficile e rischiosa scelta della sua vita.

Avrebbe potuto cedere alle lusinghe della Francia, del Re Sole e dei "cugini" d’oltralpe, allearsi ad un potente vicino e lasciar trascorrere la guerra.

La soluzione più facile e scontata…

"Mai!" Aveva detto invece il Duca all’ambasciatore francese presentatosi alla corte sabauda dopo lo scoppio del conflitto. "Il tuo re Luigi dice di volermi come alleato ma in realtà alla fine vuole vuole tutti servi suoi. Vai e riferisci che il bene più caro ai Piemontesi e’ la libertà e quella non si paga. Quindi Torino combatterà il tuo sovrano e non si piegherà ai suoi voleri."

L’ambasciatore quindi, congedato,  fece ritorno in Francia e riferì l’inaspettata decisione del Duca di Savoia.

Detto, fatto…

In poco tempo i Francesi avevano invaso la Savoia ed erano calati nei territori italiani del Duca, espugnando una ad una le principali roccaforti piemontesi, anche grazie agli alleati spagnoli che avevano mosso contro il Piemonte dalla vicina Lombardia.

Ora le forze francesi stringevano Torino nel mortale abbraccio del più terribile assedio patito nella storia della città.

E lo stesso Duca era stato costretto ad abbandonare la capitale ed a vagare per le sue terre come un fuggiasco, braccato dalle truppe nemiche, insieme a quello che restava del suo esercito.

Ma non si era ancora arreso. E non l’avrebbero mai fatto, nè lui, nè il suo popolo.

I Francesi, dal canto loro, erano sinceramente stupiti di incontrare una tale strenua resistenza, anche perché sembrava loro inutile, data la disparità di forze in campo.

Ma La tenacia del Duca e della sua gente stava per essere infine premiata, dopo tante umiliazioni e sofferenze.

Prima si manifestò un segno dal cielo: un’eclisse di sole che in pieno giorno fece vedere, nitidamente, la costellazione del Toro agli assedianti francesi ed agli assediati torinesi, quasi preannunciando loro di chi sarebbe stata la vittoria finale…

E subito dopo, a dare seguito al fausto presagio, arrivò finalmente, a recare conforto morale e militare a Vittorio Amedeo II, quel suo formidabile parente: il Principe Eugenio di Savoia.

Era Il più valente condottiero del tempo, un tifoso del Toro potrebbe dire il Valentino Mazzola dei generali.

Lo chiamavano infatti all’epoca, manco a dirlo, “il Gran Capitano”; proprio come noi granata potremmo tranquillamente chiamare, tra gli altri della storia del Torino, l’indimenticabile nostro Capitan Valentino.

Comunque, il Principe era arrivato, ma sarebbe bastato?

Completando una marcia lunga tutta la pianura padana, superando ogni resistenza nemica, il Principe si era infine ricongiunto al Duca che da mesi e mesi era in grave difficoltà di fronte alla ormai debordante invasione franco-spagnola.

E non era solo. Eugenio aveva infatti instancabilmente cavalcato alla testa di un potente esercito di rinforzo inviato dal lontano Imperatore d’Austria (amico di qualsiasi nemico dei Francesi), per recar soccorso all’amata Torino che stava per cadere sotto i colpi nemici.

Ma Torino non sarebbe caduta.

Le nuove forze, unite ai resti dell’armata piemontese, avevano fatto sorgere una nuova speranza, anche se l’impresa restava improba.

I nemici erano assai numerosi e la città assediata e stremata dagli stenti non poteva garantire grande supporto ad una eventuale incursione volta a rompere l’assedio.

Insomma, la libertà del popolo del Duca restava appesa ad un filo.

Eppure bisognava tentare e agire in fretta, perché dai vicini valichi alpini rinforzi al nemico sarebbero ancora potuti giungere, mentre ormai le dita della mano austro-piemontese si erano chiuse nel pugno più potente che potesse essere messo a disposizione di Vittorio Amedeo II.

Bisognava sferrarlo! Si doveva colpire, velocemente e con forza…ora, o mai più!

Era giunto il momento della riscossa dopo tre anni di disperata resistenza…

Perciò il Duca ed il Principe cavalcavano quel giorno, fianco a fianco, per arrivare sulla cima della collina di Superga.

Ivi giunti, da quel privilegiato punto d’osservazione, poterono osservare dall’alto Torino cinta d’assedio e l’intero schieramento nemico intorno alla città.

I due nobili Savoia, in quel momento amici come mai lo erano stati prima, perché uniti nell’amore della loro Torino, cercavano da lassù di valutare insieme una possibile strategia per l’imminente attacco che intendevano lanciare contro l’invasore.

Tra i due cavalieri il Duca probabilmente, in quella circostanza, scelse la migliore…

Sul colle sorgeva una piccola chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie: davanti alla Signora si fermò Vittorio Amedeo II e pregò, immagino così: " O Vergine Beata, tra poco io, la mia gente, gli amici che sono venuti ad aiutarci, combatteremo tutti per un solo bene: la libertà. Custodisci il nostro cuore forte e impavido per l’impresa e donaci la vittoria. Se mi esaudirai, giuro che su questo colle costruirò per Te una grande Basilica a perenne ricordo del Tuo amore per Torino e della grande grazia accordata alla città e alla gente che la ama".

Quindi, conclusa l’invocazione, i due uomini scesero dal colle di Superga…

 

7 settembre 1706

 

Fu concessa la grazia domandata dal Duca.

L’esercito austro-piemontese contro ogni più rosea previsione mise in campo una formidabile energia, travolgendo di slancio l’imponente schieramento francese che dal precedente maggio circondava la città.

Il nemico fu messo in rotta e Torino finalmente liberata; dopo di essa tutto il Piemonte ritorno’ rapidamente sotto il controllo del Duca il quale, alla fine della guerra, potè addirittura fregiarsi del titolo di Re, proprio come il suo supponente dirimpettaio d’Oltralpe che lo avrebbe voluto, invece, suo vassallo.

Il Principe Eugenio tornò a Vienna ed ebbe poi occasione di completare la sua gloria ergendosi a massimo difensore dell’Europa contro l’espansionismo turco, al culmine di una carriera militare che lo vide condottiero di un numero impressionante di battaglie vinte, alcune anche in condizioni estremamente difficili.

Lo splendido Palazzo di Belvedere a Vienna, ove il Principe abitava, quando io ebbi modo di visitarlo durante un viaggio di piacere con la mia famiglia, mi fece subito capire che, per importanza, in Austria, a quel tempo, il condottiero sabaudo era secondo solo al suo Imperatore.

Ma torniamo alla nostra storia.

Delle truppe piemontesi, in quell’epico scontro che valse a salvar Torino, un reggimento si distinse tra tutti nella battaglia per la liberazione: il Savoia Cavalleria, nell’occasione capitanato personalmente da Vittorio Amedeo II.

Suo segno distintivo da allora: un particolare rosso GRANATA al collo (un bordo, un foulard, un fazzoletto, una cravatta, il particolare è cambiato a seconda delle epoche).

Ciò in memoria dell’eroico portaordini del corpo che, a battaglia conclusa, nonostante fosse stato ferito alla gola dal nemico, giunto davanti al Duca con il colletto originariamente bianco ma ormai tinto di granata, perchè zuppo di sangue, prima di spirare annuncio’ a Vittorio Amedeo II: VITTORIA!

 

20 luglio 1717 – 1 Novembre 1731 – 12 Ottobre 1749

 

Il Duca-Re mantenne poi la promessa e il colle di Superga assunse quel profilo così familiare ai Torinesi grazie appunto all’edificazione della Basilica, dedicata, come da voto, alla Madonna che aveva donato la vittoria.

Progettata da uno dei più’ grandi architetti di ogni tempo, Filippo Juvarra, la prima pietra della basilica fu posata nel 1717, i lavori furono terminati nel 1731 e la Basilica inaugurata nella festa di Ognissanti di quell’anno.

La consacrazione solenne curiosamente però tardò di molti anni rispetto all’inaugurazione ed avvenne solo nel 1749, proprio a duecento anni di distanza da un altro episodio che avrebbe ulteriormente sigillato, in modo misterioso, la gloria della Basilica, come noi tifosi del Toro ben sappiamo.

Il cuore del Principe Eugenio, alla sua morte, fu estratto dal petto dell’eroe e dalla sua tomba, ancora oggi collocata a Vienna nella Cattedrale di Santo Stefano, fu trasportato e tumulato nella cripta della nuova Basilica costruita sul colle.

Data la formidabile tempra della persona, da tifoso, mi piace pensare che quello di Eugenio sia stato il primo cuore…granata della nostra storia.

 

 

Lo spirito del Toro trova casa e s’incarna in una squadra di calcio.

 

3 dicembre 1906

 

200 anni dopo l’assedio di Torino, non lontano dai luoghi dove sorgevano quelle mura liberate dal Duca e dal Principe, nonchè dai cunicoli in cui Pietro Micca aveva sacrificato la sua vita per la sua Torino, altri due uomini, Alfredo Dick e Hans Schoenbrod si trovavano al piano ammezzato della allora Birreria Voigt. Loro due, insieme ad altri appassionati amici, riunendo sotto un nuovo nome, perfettamente coincidente con quello della città, le più antiche istituzioni calcistiche torinesi ed italiane, fondarono il Torino Football Club.

Manco a dirlo, anche i nuovi due eroi ed i loro amici si unirono quella sera in dichiarata contrapposizione ad una invadente e potente realtà bianconera che già lasciava intendere un chiaro progetto egemonico sul contesto cittadino.

Colore scelto per le maglie della squadra: il GRANATA.

Proprio in onore e memoria dei più valorosi difensori della libertà durante l’assedio di Torino.

Lo spirito del "Toro" trovava così una incarnazione definitiva.

Da allora, nonostante ripetuti colpi inferti dal destino e dagli uomini, alcuni di inaudita drammaticità e violenza, nessuno è ancora riuscito a cacciarlo da questa terra.

Molti avrebbero infatti voluto, ma ci hanno sinora provato invano…

Mille volte il Toro è sembrato dover scomparire e morire, mille volte inaspettatamente si è risollevato dalle situazioni più difficili, mostrando così una inspiegabile irriducibilità ad ogni potere, per quanto forte, terribile o arrogante questo possa essere.

Per questo io amo il Toro: per gli esempi ha saputo dare di questo spirito unico al mondo fatto di amicizia, forza, lealtà, coraggio, tenacia e amore alla libertà.

A tutti di tali esempi ne possono venire in mente molti, io mi ricordo questi episodi che andrò a raccontarvi come i principali. Sono 11, come il numero di giocatori di una squadra di calcio. L’ultimo è in divenire…

Tutti casi in cui il Toro, solo apparentemente abbattuto, si è poi rialzato ed ha vinto, contro tutto e tutti.

Molti altri la storia del Toro certo ne può ancora enumerare…e spero altri futuri ancora ne seguiranno.

 

Gli 11 episodi realmente avvenuti che dimostrano l’irriducibilità dello spirito del Toro incarnatosi nel Torino Football Club.

 

1) Primo scudetto revocato

 

Sotto la Presidenza del Conte Marone Cinzano viene inaugurato lo stadio Filadelfia il 17 ottobre 1926.

Da subito il luogo porta fortuna: quella stagione sportiva il Toro vince il suo primo scudetto precedendo il Bologna (la squadra del Duce, si diceva).

Ma tutto ciò invano, in quanto il primo titolo, conquistato dal mitico Adolfo Baloncieri e dai suoi compagni, viene subito dopo revocato per il discutibile "affair" Allemandi.

Sembrò proprio il primo "gioco di potere", subito dal Toro.

Cominciamo bene!

 

TORO IS BACK 1 : 22 luglio 1928 ancora campioni!

 

Ma quel Toro, forte e tenace, rivince subito lo scudetto e ritorna, contro tutto e tutti (regime compreso?), campione d’Italia. Roba da Toro.

2 campionati vinti per un solo titolo assegnato.

Non bastò già all’epoca agli avversari del Toro, in quel primo episodio, un clamoroso scippo sportivo per fiaccare l’animo dei nostri atleti e non basterà tante altre volte, dopo di allora, ai suoi avversari…

 

2) Stagione 1942/43: il primo scudetto poi scoppia la seconda guerra mondiale.

 

E’ la prima perla guadagnata dal pregevolissimo "mosaico" di uomini composto dal Presidente Novo: quella squadra formidabile nota al mondo intero come il Grande Torino.

E’ il secondo scudetto granata.

La gioia e’ grande, ma a stroncarla, subito dopo, avviene lo scoppio della più terribile guerra che l’umanità ricordi.

Non sarà tempo di sport per molto tempo…tutto finito?

 

TORO IS BACK 2: 1945-1949 la marcia trionfale del Grande Torino

 

NO! La guerra passò ma, nonostante quanto potessero sperare gli avversari, essa non aveva cancellato il Torino, anzi… quel Torino, tra le bombe, era cresciuto tanto, tanto da diventare "Grande".

Il Toro torna sui campi di calcio ed incanta il mondo per altri quattro campionati.

Per il Grande Torino 5 scudetti in 7 stagioni con l’intermezzo bellico.

Che dite amici?

Come sarebbero finiti gli altri 2 campionati se si fossero regolarmente disputati?

Peccato poi, perchè la prima Coppa Campioni si disputo’ solo nel 1955…per non parlare dell’imminente mondiale del 1950.

Non era (ancora) destino…

 

3) 4 Maggio 1949: la Tragedia di Superga

 

Il Grande Torino chiude la sua inimitabile parabola sul colle delle origini del suo stesso spirito. Ma la sua grandezza, da allora, è come se fosse stata fissata nell’eternità da un sigillo immarcescibile, non pare anche a voi?

Chi ricorda i 5 scudetti consecutivi della Juventus? Pochissimi.

A quale squadra invece è rimasto indissolubilmente legato l’appellativo di "Grande" nella storia dello sport? A noi.

A me sembra che la Madonna di Superga abbia, benigna, elargito al Toro, dopo quel misterioso e tremendo sacrificio consumatosi in quella grigia giornata, due doni del tutto particolari.

L’immortalità delle nostre vittorie ed una miracolosa resistenza a qualsiasi attacco mirante a distruggerci.

Era scontato che il Toro sopravvivesse alla tragedia di Superga?

Secondo me no.

 

TORO IS BACK 3:  15 Maggio 1949 Torino-Genoa, giocano i Balon Boys in vece del Grande Torino

 

La tragedia di Superga infatti avrebbe ammazzato un toro ma non il Toro e la sua gente.

Si va di nuovo in campo…nonostante tutto, coi ragazzi.

Solo due anni e quattro giorni prima, l’11 maggio 1947, una nazionale tinta di granata per dieci undicesimi, aveva battuto 3-2 l’Ungheria di Puskas.

E vedere al posto dei Campionissimi i nostri pur bravi giovani quel giorno, al Filadelfia, deve essere sembrato incredibile.

Ma la tromba suonò ugualmente ed il Toro vinse 4-0.

Da quella straziante e surreale partita, di certo la "Primavera" entrò definitivamente nel cuore di noi tifosi granata.

 

4) Campionato 1958/59 : dopo Superga, poche soddisfazioni e tanta sofferenza ed alla fine addirittura la caduta in B.

 

Gli eredi del Grande Torino, dopo la Tragedia di Superga, al culmine di un periodo di grande crisi sportiva, finiscono retrocessi per la prima volta nella loro storia. È la fine del Toro?

 

TORO IS BACK 4: Campionato 1959/60 il (primo) ritorno in serie A

 

NO! Tolta la T di Talmone dalle maglie, Capitan Bearzot riporta i granata dove loro compete. E sarà poi quel capitano granata, divenuto allenatore, il primo tecnico dopo Pozzo (anche lui peraltro granata) a far alzare all’Italia la Coppa del Mondo nel 1982.

Riuscirà nell’impresa là in Spagna dove, ricorderete tutti, letteralmente riuscì a trasformare i componenti di quel gruppo azzurro, per lo più  gobbi (ulteriore difficoltà…), in momentanei autentici interpreti dello spirito del Toro.

Grazie Vecio!

 

5) 15 ottobre 1967: muore la farfalla granata

 

Il Torino da qualche anno ha un nuovo grande Presidente: Orfeo Pianelli.

Ma gli muore il suo figlio più amato: Gigi Meroni.

Anche lui raggiunge gli Immortali in Paradiso.

La morte prevale ancora?

 

TORO IS BACK 5: 22 Ottobre 1967, 4-0 alla Juve in onore di Gigi

 

NO! I compagni la domenica successiva si trasfigurano ed Il Toro vince il derby 4-0 in onore del compianto Gigi e nel tripudio generale.

Roba da Toro!

Morte, dov’è la tua vittoria?

 

6) Campionato 1971/1972 : lo scippo di Lippi

 

Nello stadio di Genova, contro la Sampdoria, per piede del futuro tecnico bianconero Lippi, il 12 Marzo 1972 si consuma uno dei più clamorosi furti sportivi della storia del calcio.

Al Toro è negato un goal determinato da un pallone entrato ampiamente nella rete avversaria, come solo l’arbitro non intese vedere.

Contemporaneamente sfumò uno scudetto meritato (inutile dire chi se ne giovò).

Il primo grande gruppo creato sotto la presidenza Pianelli fallisce la missione di riportare lo scudetto in casa granata.

Potrà mai il Toro di Pianelli ritentare l’impresa?

 

TORO IS BACK 6: campionato 1975/1976 di nuovo CAMPIONI D’ITALIA!

 

SI! Dopo 27 anni c’è un nuovo grande Torino dicono i titoli…

Il 16 Maggio 1976 davanti alla Maratona, coronando una memorabile rimonta sulla Juve, quegli undici fortissimi amici, rimasti ora come allora tali, come essi stessi ancora ci testimoniano, riportano lo scudetto sulla maglia degli eroi di Superga e si fregiano, l’anno successivo, del particolare titolo di essere l’unica squadra italiana a non avere vinto il campionato totalizzando 50 punti su 60.

L’8 novembre 1976 un altro grande Capitano, Giorgio Ferrini, va a infoltire la schiera dei nostri Angeli dopo aver consumato in panchina, al fianco di Radice, nel modo più bello, la vendetta del furto patito sul campo nel 1972.

Ripensandoci, mi piace immaginare che Giorgio abbia voluto portare di persona ufficialmente in cielo, agli altri eroi, la splendida notizia, come un certo portaordini molto tempo prima.

Arrivato lassù avrà chiamato a sé Capitan Valentino e gli altri per annunciar loro, fiero: "VITTORIA! IL TORO E’ CAMPIONE D’ITALIA!"

Roba da Toro anche questa.

 

7) TORO IS BACK 7: 27 marzo 1983 il Toro serve alla Juve il suo menù, per l’occasione composto da 3 primi, 45 secondi… e tre pere!

 

Soffio’ forte quel giorno lo spirito del Toro.

E qualcuno se ne accorse di qual potenza abbia, quando soffia.

Una ventata breve e micidiale che travolse i tracotanti avversari bianconeri…

Da 0-2 a 3-2 in tre minuti e quarantacinque secondi!

Mai dare nulla per scontato quando in campo ci siamo noi. Vero gobbi?

Il Toro non muore mai!

 

8) TORO IS BACK 8: 13 Maggio 1992 ad Amsterdam no, 19 Giugno 1993 a Roma si.

 

Dopo il ritorno in serie A della banda Fascetti, il Toro gloriosamente risorge dalla palude della B dove era di nuovo sprofondato.

Quella squadra, composta di molti talenti del vivaio granata, si completerà con alcuni fuoriclasse e raggiungerà quasi la perfezione.

Con un nuovo Puliciclone in formazione verosimilmente sarebbe stato scudetto, secondo me…ma comunque quel Toro, in ogni caso, lasciò un suo bel segno nella nostra storia.

Dopo aver schiantato il Real Madrid, colpito tre pali ad Amsterdam e così persa senza mai perdere la coppa UEFA, con Mondonico che alzò in cielo al suo posto la famosa sedia (altra immagine immortale), il Toro l’anno successivo resiste a Roma nonostante tre rigori contro (altro record…) e vince la Coppa Italia.

Se non c’è fatica e sofferenza non è proprio roba da Toro…grandi ragazzi!

Nel frattempo la parabola di Borsano e del partito socialista si conclude proprio a contatto con il Toro…ma il Toro, anche se con fatica, sopravvive ad entrambi.

 

9) TORO IS BACK 9: 14 Ottobre 2001 il Toro contro la Juve anticipa l’impresa del Liverpool contro il Milan

 

A dimostrazione che la rimonta del 3-2 non fu un caso, lo spirito del Toro risoffiò ancora una volta quel giorno, nel corso di un memorabile secondo tempo, dopo che all’intervallo i granata erano scesi negli spogliatoi sepolti da ben tre goal bianconeri.

Ma niente è impossibile per noi del Toro. Da 0-3 a 3-3!

E cosa succede appena ultimata l’incredibile rimonta?

Manco a dirlo ci viene fischiato l’immancabile rigore contro, al 90′.

Tutto finito? 

NO!

Il pallone, ancor più incredibilmente, dopo la "buca" di Maspero (altro gesto immortale), viene letteralmente sparato in cielo da Salas tra le mani degli Angeli Granata, evidentemente affacciatisi un momento tra le nuvole a vedere quel tiro.

Soffiò tanto lo spirito del Toro nell’occasione che il pallone calciato dal cileno a strisce, entrato verosimilmente in orbita, risulta tuttora disperso…(ve l’ho detto secondo me dov’è finito…) ma chi mai lo ritrovasse, lo consegni subito al nostro Museo.

E giustizia, una volta tanto, fu fatta!

 

10) 10 Agosto 2005 – 16 Agosto 2005 – 2 settembre 2005 : la più brutta estate del Torino Football Club

 

300 anni dopo l’assedio di Torino, prossima a compiere 100 anni dalla sua fondazione, la nostra società fallisce il 10 Agosto 2005.

Non si trovano i soldi per salvarla e nessuno sembra volerla salvare, altro mistero…

Invece di festeggiare la promozione appena conquistata sul campo, noi tifosi tremiamo per la paura di vedere la nostra squadra scomparire dalla faccia della terra (e non ci si è andati così lontano…).

Ancora una volta il Toro sembra proprio spacciato.

Ma dopo avere probabilmente subito il più serio tentativo di "omicidio premeditato" mai intentato contro un club calcistico (forte indiziata l’altra squadra di Torino), il Toro si salva, improbabilmente. grazie ad un manipolo di suoi appassionati ai quali la storia prima o poi renderà il merito che ancora non e’ stato loro pienamente riconosciuto.

Il Toro infatti sopravvive grazie a Marengo, Bellino e Rodda, "i lodisti", che il 16 Agosto 2005 salvano il titolo sportivo del Toro e lo iscrivono alla serie B perfezionando per la squadra granata il "Lodo Petrucci".

Troverà poi il Toro, in circostanze turbolente, un nuovo Presidente per la nuova società, l’attuale.

Indovinate un po’ la data della firma del rogito notarile di cessione del Toro a Urbano Cairo?

Il 2 settembre, proprio quello del sopralluogo di Superga, che combinazione no?

Che fosse un segno che “l’assedio” stesse finalmente per finire?

Speriamo, in effetti, non molto tempo dopo, morì il probabile mandante del tentativo di omicidio…ma il Toro, nonostante tutto, è sopravvissuto anche a lui!

 

TORO IS BACK 10: 12 giugno 2006 Torino-Mantova 3-1; 10 settembre 2006 Torino – Parma 1-1; 3 Dicembre 2006 Torino-Empoli 1-0 il Centenario

 

Il trittico dell’ennesima risurrezione.

Incredibilmente, una squadra ricostruita in poche settimane ( potrei giurarci, altro record), ritorna subito in serie A.

Immagino sia l’ unica squadra, anche in questo caso, a dover essere promossa dalla serie B due volte consecutive per poter riconquistarsi la serie A.

Il 10 settembre 2006, nella prima domenica successiva al tricentenario della battaglia di liberazione dall’assedio di Torino (ma possono essere semplici casi, questi, secondo voi?) il Torino torna a giocare in casa, a casa propria, in serie A!

E può così degnamente festeggiare il Centenario della sua fenomenale storia sportiva.

Nel frattempo se avete notato lo spirito del Toro, compiendo una potentissima nemesi verso l’altra squadra di Torino, mentre da una parte riportava in alto i suoi beniamini, contemporaneamente  fece sprofondare in serie B, ignominiosamente e nel ludibrio generale, l’odiato Nemico bianconero, io penso affinché meglio potesse essere celebrata l’ennesima risurrezione granata.

E così, guarda caso (caso?) il campionato del Centenario del Torino Football Club è stato l’unico della storia di serie A al quale una certa altra squadra di Torino a strisce non abbia preso parte… ma chi altri se non un tifoso granata può anche solo pensare di poter raccontare storie del genere?

Probabilmente (speriamo) dopo tutto ciò, il peggio potrebbe essere ormai veramente alle nostre spalle… anche se con il Toro è meglio sempre andare cauti.

 

11) TORO IS BACK 11 (provvisorio) di nuovo in serie A dopo la retrocessione dell’era Cairo.

 

Siamo ai giorni nostri…siamo di nuovo nella serie che ci compete…siamo di nuovo tornati…instancabili. Non siamo ancora del tutto noi, ma qualche segnale promettente c’è, inutile negarlo, nonostante il pessimismo cosmico dei tifosi granata l’attuale dirigenza societaria e sportiva, nel tempo, sembra comunque stia rendendo via via sempre più efficace la sua azione e ciò è senz’altro un bene.

 

Questo capitolo della storia dello spirito del Toro in fondo va ancora scritto o compiuto, perché solo la promozione dell’anno scorso o l’auspicabile salvezza di quest’anno, non basterebbero certo a far entrare il periodo che stiamo vivendo nei "memorabilia" granata. Comunque, eccoci di nuovo qua.

Per l’ennesima volta, come nessun altro al mondo ha mai saputo fare.

Gobbi di tutto il mondo, seppiatelo (che ne dite? Anche la parola “gobbo” non esaurisce il suo significato, secondo me, semplicemente nel definire il tifoso bianconero, definisce piuttosto un certo modo di essere che a noi granata non va proprio giù): non importa quante volte siamo caduti, cadiamo o ancora cadremo…noi siamo stati, siamo e saremo sempre pronti a ricominciare, sempre!

Ed anche questo è un dono, forse il più grande, dello spirito del Toro.

 

CONCLUSIONE

 

In fondo mi basta questo, quanto vi ho raccontato, per pensare che il Torino sia la squadra più forte del mondo, di una forza ad altri negata e d’altronde in Paradiso i nostri ragazzi hanno di certo già vinto, senza problemi, 64 scudetti consecutivi…

 

Ma qui sulla terra esprimerei alla nostra Signora di Superga, come e dopo Vittorio Amedeo II, ancora tre desideri.

 

Tre ulteriori doni per il Suo Toro che cade continuamente ma che sempre si rialza per lottare…e per noi tutti che siamo il suo popolo, il popolo granata.

 

1) La ricostruzione del Filadelfia.

 

Il 18 luglio 1997 fu distrutta la culla e casa del Toro: lo stadio Filadelfia.

Il popolo granata da allora attende la sua rinascita e con la Fondazione Filadelfia si comincia oggi a intravederla. Forza! Ricostruita Camelot torneranno i Cavalieri…

 

2) La realizzazione del progetto ToroMio.

 

Cioè il ritorno del Toro ad una dimensione partecipata dalla sua gente.

Con di nuovo il Circolo dei soci, con l’Azionariato Popolare stile Bayern Monaco (a proposito speriamo che i ragazzi bavaresi demoliscano, di qui a poco, i gobbi), con tanti imprenditori riuniti, con il Toro e per il Toro, attorno al Presidente del Torino Football Club.

Ciascuno di noi può dare una mano al realizzarsi di questo sogno: basta andare su www.toromio.net, cliccare su adesione azionariato ed entrare a far parte del movimento…non costa nulla ma può significare molto per il Toro che verrà!

 

3) Il ritorno ad Amsterdam (gli scudetti e le coppe Italia già li abbiamo)

 

Vorrei infine che il noto coro della Maratona diventasse realtà.

Ritornare nella capitale olandese e proprio lì vincere la nostra prima coppa europea maggiore (la Mitropa ce l’abbiamo).

Magari la più importante (ma qui forse chiedo davvero troppo).

Intendiamoci però, non per vantarsene o per l’albo d’oro. Posso dirlo? Chissenefrega…

Io sogno infatti che quella Coppa, finalmente conquistata dai nostri ragazzi sul campo, sia portata a Superga in testa ad una processione granata sulla tomba degli Eroi e nella casa della Signora delle Grazie, magari per replicare tutti insieme quel "Te Deum" che consacrò anche la vittoria della battaglia di Torino.

Così in qualche modo, penso, sarebbe davvero chiuso, in modo degno, il cerchio della più bella storia sportiva che ci sia.

Quella che ho cercato qui di raccontarvi, in modo un po’ nuovo, con parole mie.

Quella del Torino Football Club.

 

E allora penso potrei morire davvero felice, mia Signora di Superga: tanto noi del Toro non moriamo, ma risorgiamo sempre…perché d’amore non si muore, mai!

 

Ce l’ha insegnato Tuo Figlio, poco piu’ di duemila anni fa, morendo sul Calvario.

Nemmeno su di Lui, primo tra tutti gli uomini, la morte è riuscita a mettere la parola fine.

E Gesù non fu solo risuscitato, come Lazzaro, il quale poi nuovamente morì, giunta la sua ora.

Lui invece risorse, per non tramontare più e vivere per sempre…

Una sola città al mondo peraltro (guarda di nuovo il caso…) ha l’onore di custodire il più importante documento storico che ricorda all’umanità la vittoria del Cristo dopo l’immane sofferenza.

Una sofferenza rimasta ritratta e impressa per sempre, in modo totalmente misterioso anche per gli occhi della scienza, sul telo che avvolse "l’uomo della Sindone", come anche i non credenti possono accettare di chiamare la persona che fu avvolta in quel lenzuolo.

La tesi più affascinante proposta dagli scienziati, per spiegare il fenomeno della  straordinaria immagine, parla di una potente energia che letteralmente la "stampò" sul lino, energia che, a un credente come me, piace ricollegare al preciso momento della Risurrezione.

Vi devo allora ricordare il nome della città che custodisce quella reliquia, scampata anch’essa a vari pericoli, che sembra tanto vicina allo spirito del Toro?

Il nome di quella città è anche quello della nostra inimitabile squadra:TORINO!

 

Spero cari amici, con questa visionaria carrellata di accenni storici, sportivi e pure religiosi (perdonatemi, ma d’altronde la nostra non è una fede?), di avervi un poco fatto capire quanto io ami questa squadra e che significato compiuto io attribuisca alla parola "Toro".

 

Il Toro non è (solo) una squadra di calcio, è molto di più…ha ragione Gramellini!

 

Quindi, concludendo, se avete avuto la forza e la pazienza di arrivare sino in fondo a questo racconto/saggio (non era proprio possibile essere sintetici, penso lo abbiate capito), scusandomi per gli eventuali errori che nello scorrere un tal numero di avvenimenti posso anche avere compiuto, sperando comunque alla fine di questa narrazione di avervi lasciato qualcosa, non posso che rivolgere ai miei fratelli granata il mio più caloroso

 

BUONA PASQUA A TUTTI E FORZA TORO!

 

Il Presidente dei Giuristi Granata e Vice-Presidente dell’associazione ToroMio

Avv. Massimiliano Romiti

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *