Di Maurizio Zaccone.

Non è bastato Ronaldo e non sono bastate le macumbe della stampa italiana per evitare l’uscita dalla Champions alla Juve.�Hanno vinto solo le teorie negazioniste dei supporter bianconeri. Eh si, perché così come non c’è stata Calciopoli, non c’è stato il doping e non c’è stato Alto Piemonte, ieri non c’è stata partita.

Questi folli olandesi hanno pensato di giocare a calcio, e farlo proprio bene. Divertendo.
Quel “circo” così poco caro al mister Allegri che resta fedele al suo stile che potremmo ribattezzare “corazzata potemkin”, per l’entusiasmo che genera.

Ma nella sera dell’ennesima disfatta europea il primo ad essere riconfermato è proprio lui. 
Ce lo dice Agnelli, perché vuole dare “continuità al progetto”.
Pertanto scopriamo che il non vincere la champions è proprio un progetto, mica un caso.

In campo intanto la Juve protesta chiedendo un rigore; nostalgia canaglia del bel paese.
Caressa segue dicendo:”sono perplesso, in Italia non ci sarebbero stati dubbi”, che suona un po’ come una confessione.
E ci torna in mente, dolcemente, Caressa a Sky Sport quando parlava di “situazionismo” e “risultatismo” mentre praticava il “lecchinismo” più spinto. 
Il buon Fabio era davvero curioso di vedere cosa sarebbe stato capace di fare l’Ajax; a cosa avrebbe portato il “bel gioco” contro la concretezza juventina. 
Ieri sera avrebbe pagato un anno del suo stipendio per essere sostituito ma gli è toccato comunque partecipare alla messa funebre in onda su Sky.

E intanto in Borsa le azioni della Juventus crollano a picco; non vengono scambiate nemmeno con le figurine dei calciatori. Purtroppo il programma che si erano fatti era diverso; bisognava quantomeno andare in finale. Poi magari la perdevano per forza d’abitudine ma sarebbe stato comunque redditizio. Invece l’uscita ai quarti non compensa lo sforzo fatto per portare CR7 a Torino.�E dire che si erano messi d’impegno tutti: i giornali a celebrare ogni colpo di tosse del messia bianconero, gli arbitri a indirizzare amichevolmente le partite, quelli al Var, pronti a coprirsi gli occhi all’occorrenza e le squadre amiche sempre attente a non ostacolare i bulli avversari e ad acquistare a caro prezzo i loro brocchi per generare le plusvalenze necessarie.

Ma poi esci di casa e scopri che non comandi più. Vieni buttato fuori proprio perché non meriti di andare avanti. E scopri (ma già lo sai) che i numeri in casa sono dopati e non riflettono il tuo valore.
Avete fatto tutto questo casino per vincere solo il 35°, 37° o 123° scudetto, perché ormai a starvi dietro è anche difficile, specie da quando vi siete comprati anche la matematica.
E sabato vi tocca festeggiare, un po’ come quando ti capita il compleanno la settimana dopo che hai perso il lavoro o tua moglie ti ha lasciato.

Perché non è come succede a noi, che in fondo ci misuriamo e siamo consapevoli che le avventure europee sono un’impresa ardua. Non è come succede a noi e a tutte le altre squadre italiane, che sono ben consapevoli dei propri meriti e dei propri limiti. 
No, a voi vi hanno proprio convinti che siete i più forti del mondo; sia con Matri che con Ronaldo, sia con Toni che con Higuain. Vi hanno creato questa grande illusione e ci siete cascati. 
E ogni anno, puntualmente, tornate a casa, senza capire bene chi siete, cosa siete.
Ma state tranquilli; qui, in Italia, lo sappiamo bene cosa siete.


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