"Riprendiamoci la nostra storia": dalle parole ai fatti.  

di Fabrizio Vincenti 

 

Per la prima volta, i tifosi veri protagonisti 10/07/2012 15:46 E’ un caldo bestiale, come lo scorso anno di questi tempi, se non di più. Ma da via Galli Tassi è arrivata una ventata di refrigerio come da anni non se ne sentivano. La scelta di Lucca United di partecipare all’asta per il marchio e gli altri beni della fu Lucchese Libertas 1905 non è solo splendidamente romantica, è un passo in avanti verso il calcio che, si spera, verrà. Un calcio che riporta i tifosi al centro dell’attenzione, non più nelle vesti di clienti da spennare (e fottere all’occorrenza) ma di codecisori del proprio destino. Un anno fa la Lucchese Libertas esalava, ancora una volta, l’ultimo respiro, uccisa da una situazione e da interessi molto più grandi lei. 

 

 

A distanza di un anno questa città a volte sin troppo sonnacchiosa ha regalato due piccoli miracoli. Il primo quello di una società senza secondi fini, qualcuno dirà anche senza (o con pochi) soldi, fatta di gente che deve imparare a muoversi nel calcio ma che ci sta mettendo la faccia secondo le proprie possibilità e con passione. Scusate se è poco. Il secondo, per certi versi incredibile, quello di una cooperativa di soci, già circa 300, mica noccioline, che ha bruciato i tempi, mettendosi in soli sei mesi alla testa di un movimento che si propone di guardare al fenomeno calcistico da un’altra ottica. Quello di chi vuole essere protagonista della propria passione, di chi vuole contare e non lasciarsi soltanto contare quando si sottoscrive un abbonamento o si compra un biglietto. Lucca United è portatore di una visione del calcio in diametrale opposizione a quello che ci viene propagandato nei circuiti nazionali e internazionali, ma chissenefrega. Anzi, meno male. Del resto la Lucchese fa parte a pieno titolo di quel calcio minore che se non si darà una netta inversione di tendenza è destinato a scomparire di fronte al calcio spettacolo e ai soldi degli sponsor, primi fra tutti quelli televisivi. Per riempire gli stadi minori servirà fantasia, capacità di lavorare con pochi soldi, una reale valorizzazione del calcio giovanile e il recupero di quell’attaccamento alla realtà locale che si è perso di fronte al business. La Lucchese non ha e non avrà per un bel po’ quel tipo di entrate che vanno per la maggiore: deve giocoforza rivolgersi altrove.L’idea che Lucca sia la prima città a rilevare solo attraverso i propri tifosi il marchio che ha fatto la sua storia calcistica ci dice che siamo sulla strada giusta. Ora ci sarà da capire come questo patrimonio verrà gestito e non sarà cosa semplice per parecchi motivi, compresa qualche possibile appendice legale. Ci sarà, tra l’altro, da interagire con la società rossonera, ma siamo convinti che una soluzione verrà trovata e che il peso che i tifosi hanno acquisito non dovrà essere perso. Ecco perché l’idea del comodato d’uso ci pare l’ipotesi migliore. Il marchio, a questo punto, deve restare in mano ai tifosi: darlo al Comune potrebbe voler dire, un domani, porlo a rischio di conflitti tra l’ente e la società rossonera; lasciandolo in mano ai sostenitori rossoneri, invece, questi ultimi potrannno sempre far contare il loro peso nei confronti del sodalizio rossonero e, soprattutto, di chi lo gestirà in futuro, chiunque esso sia, molto di più che con una partecipazione in termini di quote sociali. L’offerta presentata per rilevare il marchio – a distanza di un solo anno dall’abisso – è qualcosa che ha dell’incredibile. Sono stati portati a compimento fatti, non spese parole. Se non è una rivoluzione, poco ci manca. Chi si è mosso, ci riferiamo ai soci fondatori, ha dato vita ad una realtà davvero importante e in tempi minimi. Qualcosa che non sarebbe stato possibile se la passione che anima questa gente non fosse enorme, inoculata sotto la pelle di chi la Lucchese la sente come sua. Tante volte si è sentito gridare o letto "Riprendiamoci la nostra storia". Sembrava uno dei tanti slogan recitati come un mantra, stavolta è realtà. Una splendida realtà. 

 

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