Qui di seguito articolo di Leonardo Daga, segretario di Roma Granata ed esponente di Support Direct e convegno nel pomeriggio "Il calcio in mano ai tifosi"  http://youtu.be/NW25U9QU7mU ;  http://youtu.be/yp4UVbJ6PYc

 Un altro passo è stato compiuto a Rimini. Non è un passo di sostanza, ma è un avvicinamento, un passo più per la coscienza di stare percorrendo un percorso comune, o almeno condiviso da tanti. Le associazioni di tifosi presenti, siano essi dei Trust o degli azionariati popolari, hanno condiviso le loro esperienze e le tappe importanti del loro percorso, presentandosi le une alle altri quasi come i soldati presentano le loro ferite e le loro battaglie per farsi forza e far capire che nonostante tutte le difficoltà si è ancora qui, ancora intenzionati a portare avanti la propria battaglia.

Ma come in ogni battaglia è importante riuscire ad essere uniti, mostrare un fronte comune verso le entità che con tutte le forze si oppongono allo sviluppo delle associazioni di tifosi. 

Le entità da affrontare, le difficoltà da superare sono molte. Innanzitutto la battaglia da combattere contro le istituzioni, che in altri paesi europei al contrario aiutano le associazioni di tifosi a responsabilizzarsi e a monitorare sugli sfaceli degli anni passati dei maggiori club. I fallimenti di alcuni grandi club europei sono alle porte, quantità enormi di debiti pesano sulle spalle di squadre di calcio molto titolate in paesi che si muovono sull’orlo del tracollo finanziario, gli altri paesi ragionano sul come ridimensionare i club alla loro funzione originaria, ovvero rappresentare una comunità e la cultura della sua gente, delegando ai migliori custodi possibili, i tifosi, uno dei beni di maggior valore per una comunità: i vessilli, i colori e la 

funzione sociale ed educativa che contengono.

In Italia invece i tifosi vengono considerati solo come clienti, come se potessero scegliere se tifare per la propria squadra o invece scegliere di tifare per una che costa meno. E clienti stupidi e un po’ bambini, ai quali viene dato il giocattolo da adorare e poi distrutto periodicamente. Clienti da piazzare davanti la televisione e allontanare dagli stadi e il più possibile dagli stadi di altre tifoserie usando ogni mezzo, tra i quali, unici in europa, la maledetta tessera del tifoso. Ma il gioco sta volgendo al termine, il calcio italiano si sta avvitando sui suoi problemi e si sta tuffando in una crisi che difficilmente lascerà tutto invariato. L’unica speranza è che dalla stanza dei bottoni capiscano che bisogna cambiare registro prima che sia troppo tardi, anche se probabilmente saremo come al solito il fanalino di Europa nel progresso, anche in questo campo.

Ma le difficoltà non sono solo nell’avversità delle istituzioni. Un altro importante scoglio da affrontare è la mentalità della gente, abituata essa stessa a non doversi impegnare seriamente e con sacrificio per le cose alle quali tengono, abituati come sempre qui in Italia a delegare al più volenteroso o addirittura al padrone di turno che in cambio di qualche terreno trasformato da agricolo ad edificabile, amministra il club regalando le briciole alla squadra e alla tifoseria.


Scopo delle associazioni di tifosi è proprio sovvertire questo teorema, basato sul calcio considerato come un vero e proprio strumento di potere, con il quale tenere in ostaggio una cittadinanza estorcendo favori e concessioni, visibilità e elusione dalle tasse. Il calcio è della gente, il calcio può essere gestito dai tifosi che, al contrario di quanto succede ora, dovrebbero essere aiutati dallo stato a iniziare un percorso di gestione dei club di cui sono supporters. Non importa la forma societaria, ogni tifoseria trova la propria dimensione, anche se è palese che un modello democratico e tutelante (i tifosi) come quello nato a Taranto e presentato durante il convegno è quello che sembra avere maggiori chance di sopravvivenza nel futuro. Ben Shave, rappresentante di Supporters Direct Europa ha detto che il calcio italiano è sotto la lente di ingrandimento della sua organizzazione perché considerato un paese con un enorme potenziale di sviluppo. Tenendo conto della quantità incredibile di fallimenti negli ultimi dieci anni nelle serie professionistiche, siamo sicuri che si può fare tanto e che si deve fare tanto.

Il tavolo di Rimini è stato solo il primo gradino della montagna da scalare, probabilmente qualcuno si unirà strada facendo, qualcuno si tirerà indietro, ma la strada è segnata. Il futuro è dei tifosi.

Leonardo Daga 

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