Esistono due tipi di azionariato. Il primo è un vero e proprio azionariato quello per intenderci di AS Roma, Lazio, Juventus quotati anche in borsa (non necessariamente occorre essere in borsa: la quotazione in borsa facilita lo scambio di azioni tra azionisti e rende il valore della società immediatamente trasparente al mercato) e qui gli azionisti sono veri proprietari della società insieme ad uno o più azionisti di riferimento. L’azionista partecipa di diritto alla assemblea, può esprimere le proprie idee e se ha la forza finanziaria necessaria può anche farle valere. Più azionisti possono unire le forze e farsi sentire meglio. Nonostante questo può succedere che una buona idea può essere accettata dalla maggioranza degli azionisti su proposta di un piccolo azionista. Il valore delle proprie azioni è sempre valido (a meno di fallimento) e quindi le azioni possedute possono essere rivendute, possono aumentare o diminuire di valore a secondo della situazioni di mercato. Infine le azioni danno il diritto di usufruire di dividendi se il bilancio di fine anno è ampiamente positivo oppure sottopone l’azionista ad una richiesta di partecipazione di ulteriori esborsi qualora il bilancio sia nettamente negativo oppure se il Consiglio di Amministrazione, con il consenso assembleare, propone nuovi investimenti. Per altro gli esborsi non sono obbligatori anche se auspicabili: l’eventuale mancanza di copertura di un aumento di capitale è generalmente sopperito dagli azionisti di riferimento che in quel caso aumentano la loro quota di partecipazione.
Il secondo tipo di azionariato è conosciuto come “azionariato popolare” ed ha avuto successo in importanti società quali FC Barcelona, Real Madrid Club de Fùtbol (Spagna), Sport Lisboa e Benefica (Portogallo), FC Bayern München (Germania). Queste società hanno la proprietà di infrastrutture (stadi, impianti sportivi con servizi vari di intrattenimento collegati), si sono evolute fino a costruire vere e proprie “Città dello sport” come punto di aggregazione sociale, hanno dato vita ad un forte legame con il territorio, hanno sostenuto iniziative di sviluppo delle comunità locali. Le società sono diventate delle polisportive promotrici di varie attività sportive con particolare attenzione al settore giovanile. Inoltre hanno sviluppato forme particolari di rappresentanza e partecipazione alla gestione della società. In tutte queste realtà i tifosi acquistano una tessera annuale (da 90 a 140 €) che consente loro di usufruire di convenzioni, per esempio uno sconto sulla bolletta dell’elettricità (Barcellona), partecipare gratuitamente alla visione delle squadre giovanili di diversi sport, di avere eventuali sconti sull’abbonamento allo stadio e altro ancora. Dal punto di vista di partecipazione all’attività sociale si può essere estratti per poter partecipare alle assemblee: i partecipanti sorteggati sono poco più dello 0,6% ed è comprensibile in quanto i soci, per esempio del Barcellona, sono oltre 160.000! Passato l’anno scade il valore della tessera che si azzera e quindi, se si vuole, si rinnova. L’acquisto della tessera annuale permette l’usufrutto di soli servizi e quindi non si è proprietari di parte della società.
Se confrontiamo con il primo sistema di azionariato si può dire che con l’azionariato popolare perde tutto l’investimento dopo un anno, non si è acquistato parte della società, non si ha diritto a dividendi in caso di bilancio positivo, non si possono variare la proprie quote di partecipazione secondo le proprie scelte, ogni anno si deve rinnovare la tessera spendendo obbligatoriamente se si vuole rimanere socio (no azionista), il tifoso ha poco o nulla influenza sulle decisioni societarie.
Il progetto da noi scelto è quello del vero azionista che consente di essere proprietario della società per una quota e che strategicamente è in grado anche di attrarre anche capitali importanti provenienti da investitori non necessariamente tifosi granata.
Ultima considerazione: i due tipi di azionariato, sia quello degli azionisti che quello popolare, possono coesistere.
Da segnalare un’interessante e discutibile utilizzo dell’azionariato popolare da parte della associazione www.squadramia.it. Partendo da quote i 60€ rinnovabile annualmente per ciascun socio l’associazione ha acquistato una vera e propria squadra di serie D. Il costo della società è stato di circa 600.000 € mentre con gli altri 1.200.000 € viene gestita la squadra, acquisti giocatori compresi. Sembrerebbe che tutti i soci siano presidenti (30.000!), tutti partecipano alle decisioni importanti, fanno proposte anche al mister sulla squadra da mettere in campo, discutono attraverso un forum, tutti possono essere talent scout alla ricerca giocatori talentuosi da proporre, possono vedere il conto corrente della società con i relativi movimenti: tutto attraverso Internet. L’idea è partita dall’Inghilterra 15 anni fa dove l’associazione Myfootballclub acquistò il 51% di una squadra di calcio.